prof. Giuliano AGOSTINETTI ESERCIZI PER LA LETTURA (DISLESSIA) 

INTRODUZIONE

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Si propone un metodo atto a migliorare le capacità di lettura in alunni con problematiche di dislessia, nella scuola dell'obbligo.
Gli esercizi previsti si riferiscono ad uno spettro abbastanza vasto di abilità e relative difficoltà, posto che ormai la pedagogia moderna riconosce l'esistenza di molteplici dislessie, legate a diverse eziologie.
Il metodo presentato si articola in schede raggruppate secondo le difficoltà affrontate. Attraverso la lettura di tali schede, seguendo le regole ed indicazioni via via esposte, l'allievo ottiene i risultati auspicati. La figura dell'insegnante rimane in qualche modo a lato, avendo una quasi esclusiva funzione di controllo. Il metodo è pertanto concretamente realizzabile su vasta scala con le strutture attualmente esistenti. L'attivazione volontaria da parte dell'alunno è, s'intende, elemento imprescindibile.
Un primo esercizio nasce dall'osservazione che nei dislessici la permanenza sensoriale visiva è maggiore che nei non dislessici: poiché il movimento verticale degli occhi è più lento di quello orizzontale, facendo leggere all'allievo le parole scritte in senso verticale si evitano sovrapposizioni disturbanti.
La percezione dell'accento tonico in ogni parola è spesso incerta anche negli alunni considerati lettori discreti. Particolarmente difficile appare risalire da una parola scritta non conosciuta o non esistente su cui sia indicato l'accento tonico, alla sua pronuncia. Tale difficoltà aumenta grandemente nel dislessico, e per tale motivo si sono inseriti alcuni relativi esercizi (in cui la partecipazione dell'insegnante è un poco più importante che nella media degli altri). Tali esercizi, mediamente assai difficili per il dislessico, vanno graduati con grande misura e prudenza. In caso di grosse difficoltà è utile educare l'orecchio del bambino con una lettura sillabica, in cui la vocale accentata viene resa sdoppiandola chiaramente in una più acuta che glissa verso la stessa, ma più grave - o viceversa, se la situazione lo impone (interrogazioni, accenti acuti).
Un esercizio obbliga l’allievo a far precedere ad ogni vocabolo il relativo articolo determinativo, che non è scritto. L’allievo trova CANE e deve leggere IL CANE, anzi, ILCANE, tutto attaccato. Così si ottiene una prima indicazione sulle capacità di comprensione. In più l'esercizio stimola le capacità di integrazione del testo visibile, necessarie per una veloce comprensione, ed induce ad una certa presa di distanza (indipendenza critica, se si vuole) dal testo stesso. Si impedisce che l'integrazione, operando prima della comprensione, interferisca con questa causando errori. L'esercizio permette al lettore di "prender tempo", dovendo pronunziare più fonemi di quanti grafemi debba decifrare. Abitua, infine, il lettore a non "incespicare" nelle parole, ed attendere di avere un'idea globale dell'enunciato ancor prima di emettere la voce: questo corrisponde esattamente all' "andare avanti con gli occhi" del buon lettore (esempio: il giornalista del Telegiornale deve aver già letto quello che dirà con gli occhi rivolti al pubblico).
A maggior ragione, quando l’articolo si trova già scritto, l'aspetto fondamentale è che all'allievo deve venir chiesto di leggere le due parole come se fossero una sola. È così che il bambino pensa e parla, dunque è così che deve arrivare a leggere se non vuole perdere per strada il significato. Si noterà che alcuni crederanno di risolvere il problema leggendo le due parole insieme più velocemente: è questo esattamente il momento di mostrar loro che non si tratta della stessa cosa! Si farà osservare con esempi che due parole possono venir legate in una anche leggendo molto adagio.
Caratteristica comune di moltissimi dislessici è il "gettarsi ansiosamente" sulle parole brevi, in quanto più facili da leggere Il risultato è una lettura di questo tipo (evidenzio le pause con spazi vuoti): "Io ho visto il cane che correva nel giardino". La lingua italiana esige esattamente l’opposto!
ATTENZIONE: l’insegnante è pregato di leggere preventivamente TUTTE le istruzioni sparse nelle varie schede: alcune gli risulteranno assai utili anche per esercizi precedenti.
Infine: si prenda nota che le pagine 49, 50, 54, 55, 56, 59, sono da stampare a colori.
ISTRUZIONI INIZIALI
Il presente corso si intende preceduto dalla prima parte degli esercizi del La Spisa – Sartori, Lettura e dislessia, od equivalenti esercizi per il riconoscimento delle singole lettere. Esso è composto di schede che l’allievo legge in presenza dell’educatore (non è necessario uno specialista) e senza più intervenire con la matita, e va inteso come sostitutivo della seconda parte di esercizi del testo suddetto.
L’insegnante, o l’educatore, siede a fianco dell’allievo e semplicemente di volta in volta gli spiega il compito da svolgere, come in Identikit (La Spisa – Sartori, Lettura e dislessia). Per scegliere se sedere a destra o a sinistra si può valutare il grado di confidenza tra i due. Per esempio, in presenza di timori e angoscia “paralizzante” nell’allievo, quando cioè l’insegnante venga vissuto come un ostacolo, sarà forse meglio sedersi a sinistra dell’allievo. Se l’insegnante viene vissuto positivamente probabilmente è utile che sieda a destra (ma occorre valutare caso per caso: comunque normalmente non si tratta di un particolare proprio fondamentale).
Le sedute dureranno all’incirca dai 10 ai 20 minuti ciascuna, da tre a sei volte la settimana, e riguarderanno i soli due interessati, allievo e insegnante, escludendo comunque la compresenza di altri allievi. A seconda delle difficoltà trovate si andrà da una a massimo quattro schede per seduta. Durante il periodo di rieducazione alla lettura (quattro mesi circa) sarebbe opportuno che gli allievi interessati venissero esonerati in sede scolastica dalla maggior parte degli impegni di lettura.
Uno dei capisaldi di questi esercizi riguarda il rapporto tempo di preparazione – esecuzione, compresa la qualità dell’esecuzione stessa. In parole povere, l’allievo non deve mai “provarci”, “buttare là”: al contrario, la lettura deve sempre essere perfetta, e raramente aiutata. In compenso, l’allievo ha tutto il tempo che vuole (= di cui ha bisogno) per la lettura muta, cioè per preparare l’esecuzione. Dopo aver letto a mente (una parola, poi due, poi tre per volta ecc.) deve pronunciare chiaramente una volta sola quanto ha letto. Ciò gli darà sicurezza. Naturalmente di volta in volta potranno presentarsi piccole incertezze o piccoli errori ma, appunto, piccoli, e rari.
Dunque l’allievo ha tempo quanto gliene serve, “infinito”, per così dire. E gli è severamente vietato di sbagliare (la cosa va vissuta con la serietà di un gioco interessante). Fondamentale una grande pazienza nell’educatore, nel senso di saper attendere i tempi, anche lunghi, necessari al discente. L’allievo deve percepire questo atteggiamento. Non serve molto altro.
Quanto alle istruzioni presenti nelle schede: esse sono lì per l’insegnante, che a sua volta le darà all’allievo con linguaggio opportuno. In ogni caso non è proibito all’allievo di prenderne visione, se lo desidera. Se se la sente, l’insegnante può lui stesso creare, imitandone il criterio, ulteriori schede di un tipo su cui occorra insistere, ove esse siano considerate particolarmente utili per un caso specifico. È inoltre necessario che, prima di cominciare a usare le schede, l’insegnante abbia visionato tutto l’insieme, sia per motivi didattici, sia perché alcune indicazioni utili fin da prima sono riportate talora in schede posteriori, per motivi solitamente legati alla grafica del testo.

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